domenica 19 febbraio 2012

TUTTI A DIFESA DEI BENI COMUNI

Questo è quello che succede nella nostra bellissima Provincia e non penso neanche che questo sia un episodio isolato, visto il dilgare del malcostume, dalle azioni più banali a quelle più importante.
Quando scegliere il bene comune diventa una colpa e un rischio
Un consigliere comunale di Sabaudia è stato aggredito e picchiato da un costruttore nelle stanze del Municipio. Proprio nella “casa comune” dove è stato delegato ad amministrare e a tutelare gli interessi della città. Ventiquattro ore più tardi un altro consigliere di Sabaudia è stato arrestato dalla polizia, poco dopo aver intascato una mazzetta da 5 mila euro per favorire – così dice l’accusa – il cambio di destinazione d’uso di un edificio del centro storico. A denunciarlo è stata la stessa vittima del ricatto, un imprenditore molto discusso, sottoposto a sorveglianza speciale. La seconda notizia ha offuscato, quasi scacciato la prima. Ma, a ben vedere, nascono dalla stessa radice: gli interessi che girano intorno al “mattone”. Interessi che troppo spesso dimenticano il bene comune.
Negli ultimi mesi il primo consigliere si è occupato, in particolare, di edilizia ed urbanistica. Contestando duramente – quasi in perfetta solitudine – l’operato del sindaco e della giunta. Nel mirino delle sue critiche, in particolare, la cancellazione di alcune norme fondamentali per l’equilibrio del centro urbano, come quelle sulla distanza minima per un bel numero di costruzioni o, in altre, il rapporto tra piani abitabili ed altezza. Oppure, ancora, la trasformazione in mini appartamenti di vecchie, ampie ville immerse nel verde, sfruttando ogni minimo spazio disponibile, inclusi lavatoi, mansarde, garage e la pendenza naturale del terreno, per ricavare altri locali. Possono sembrare norme minori o comunque di effetto limitato. In realtà, invece, stravolgono l’assetto urbanistico tradizionale che è tipico di Sabaudia: moltiplicano. la densità abitativa e, per ciò stesso, diventano una variante di fatto al piano regolatore. Pesando enormemente sui servizi – rete idrica, fognature, depurazione, parcheggi, viabilità, verde – che rischiano di “scoppiare”, visto che restano quelli di sempre, senza seguire l’incremento demografico. Creando nuovi edifici che servono solo alla speculazione. E cancellando in definitiva il modo di essere di Sabaudia.
Basta riflettere su tutto questo ed appare chiaro, allora, che si tratta di una battaglia perché Sabaudia resti Sabaudia. Perché continui ad essere la città razionalista nel cuore del parco del Circeo, dove è bello sedersi sotto i portici o passeggiare, scoprendo la suggestione di immergersi nel brusio della gente che si incontra, si ferma, discute, chiacchiera. O il piacere di ascoltare, camminando, lo scalpiccio, dei propri e degli altrui passi. E fermarsi a pensare, godendosi la quiete un po’ indolente delle lunghe giornate estive. Una battaglia per una città a misura d’uomo, come è stata concepita alla fondazione e ribadita poi con il Prg degli anni 70, che ne ha conservato intatti i caratteri originari, facendone un modello da imitare, visitare, invidiare. Una battaglia, in una parola, per il bene comune.
Ed ecco il collegamento stretto con l’altro episodio, quello del consigliere arrestato. Chiedere mazzette per una pratica edilizia è di per sé gravissimo. Non a caso l’accusa è quella di concussione, il reato forse più devastante che può commettere un amministratore pubblico, perché fa strada all’idea che legge e diritti contano meno di una manciata di banconote. Ma in questo caso, se possibile, è ancora peggio perché – secondo quello che sta emergendo – la posta in palio sarebbe stata la distruzione di una parte importante della Sabaudia storica: la trasformazione in centro commerciale del vecchio “Augustus”, il cinema della città di fondazione. Un pezzo del “cuore” stesso di Sabaudia. Dunque, un pezzo di quel “bene comune” che dovrebbe essere la stella polare nelle scelte quotidiane di tutti, ma che invece troppo spesso viene sacrificato ad altri interessi. E, infatti, quel primo consigliere proprio per questo si è fatto dei nemici: è stato aggredito e pestato all’interno del Municipio, la “casa” di tutti, per aver difeso il bene comune. Quel bene comune che, stando alle accuse, una altro consigliere non si sarebbe fatto scrupolo di vendere in cambio di 5 mila euro.
C’è da chiedersi, allora, che società si sta costruendo. A che punto si è arrivati se prendere le difese della città dove si vive e perseguirne il bene diventa una “colpa” punibile con la violenza. O, quanto meno, un rischio. Pesante e tenebroso. Quel primo consigliere, di certo, non si sente un eroe. Pensa di aver fatto solo il proprio dovere: di aver scelto la strada che riteneva più giusta, in ossequio al mandato che i suoi concittadini gli hanno affidato. Ma guai, ora, a lasciarlo solo, come quasi solo è stato nella sua lunga battaglia. Fargli sentire una solidarietà diffusa e concreta è un impegno che investe tutti: istituzioni, politica, stampa, società civile. Specie in una realtà difficile come quella di Sabaudia, dove ogni giorno le cronache e le inchieste della magistratura portano alla luce episodi e comportamenti a dir poco inquietanti. Ma perché questa solidarietà sia davvero concreta, isolando per sempre chi pensa che il bene comune possa essere messo all’asta, c’è un solo modo: ascoltare le denunce di quel consigliere e rispettare le norme che hanno regalato a Sabaudia il suo magico modo di essere, fin dalla fondazione. E che hanno diffuso nel mondo la “voglia di Sabaudia”.

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